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Sul cybercrime

Che cos’è la reputazione digitale?

Il nostro modo di ragionare, di esporci, di comunicare e di rapportarci con la collettività influenza inevitabilmente l’idea che gli altri hanno di noi. Se godiamo di rispetto e ammirazione saremo giudicati degni di apprezzamento; in caso contrario, lo scredito è subito lì, pronto dietro l’angolo.

Fino a poco tempo fa la reputazione era legata esclusivamente all’ambito sociologico ed economico; oggi, invece, con l’avvento di internet dobbiamo estenderla anche all’era del digitale.

Procedendo con ordine definiremo reputazione sociologica quella attinente alla credibilità di un soggetto all’interno di un contesto sociale; reputazione economica quella riguardante la sfera aziendale e quindi strettamente connessa ai prodotti e servizi offerti dall’imprenditore; reputazione digitale, o meglio web reputation, l’opinione relativa ad un professionista o ad una azienda a seguito delle informazioni pubbliche che la riguardano.

Pertanto possiamo agevolmente sostenere che la reputazione è una sorta di bigliettino da visita in grado di presentarci al mondo, e il mondo a sua volta deciderà se sceglierci oppure no.

Ma se in queste poche righe tutto appare così chiaro e pacifico nella realtà lo è un po’ meno!

Oggi, il principale protagonista delle nostre vite è internet che, come una immensa biblioteca mondiale, ci permette di accedere ad informazioni di ogni genere. Se ci occorre qualcosa di specifico, se vogliamo acquistare un prodotto o se vogliamo ottenere informazioni su una persona, basta un click e il gioco è fatto! Tutte le informazioni saranno lì a portata di mano.

L’utente, oltre ad acquisire l’informazione, può anche crearla attivamente utilizzando piattaforme come Tripadvisor, Facebook, Twitter, che consentono di recensire una certa attività, di postare commenti o foto riguardanti un servizio o una determinata persona. In questi casi, qualora le informazioni trasmesse in rete o i commenti e le recensioni dell’utenza sono negative e denigratorie, non soltanto si andrà in contro ad un calo dei profitti, ma si potrà anche incorrere in reati, ad esempio ledendo l’immagine e la moralità altrui.

Il nostro sistema giuridico, al passo con i tempi, interviene in tutti quei casi in cui la lesione all’onore e alla reputazione  avvenga mediante offese arrecate col mezzo della stampa o con qualsiasi altra forma di pubblicità, come newsletter, newsgroup, mailing list e social network.

Gli attacchi alla reputazione possono avvenire in diversi modi. Vediamo i casi più frequenti:

Diffamazione utilizzando un social network.

Nonostante internet non abbia le caratteristiche della classica stampa,  la Cassazione ha ritenuto che il reato di diffamazione a mezzo stampa è configurabile anche attraverso una pagina internet, mediante l’uso di una bacheca “Facebook”. In questi casi, oltre all’azione penale la persona offesa dal reato potrà agire mediante un’azione civile per ottenere il risarcimento del danno subito.

Furto d’Identità.

I social negli ultimi anni sono diventati sempre più popolari. Il furto di identità si verifica quando persone non autorizzate entrano in possesso delle informazioni personali di un altro soggetto. Con la piattaforma Facebook, ad esempio, si possono creare profili falsi (ovunque) e tramite essi diffondere a nome altrui, foto, scritti o comunque elaborazioni che danneggiano la reputazione della povera vittima, creandole, inevitabilmente nocumento.  

Sottrazione e divulgazione dati sensibili o personali.

Per dati sensibili intendiamo tutte le informazioni riguardanti la propria identità e inclinazione sessuale, gli orientamenti politici e religiosi, dati giudiziari o inerenti lo stato di salute di una persona e così via.

Quanto alle aziende, invece, parliamo di phishing, ossia una subdola pratica di captazione di dati mediante e-mail o sms che invita l’utente a fornire i dati personali, oppure lo indirizza ad altro link che a sua volta rinvia ad una pagina web che richiederà i dati sensibili.  Questa pratica spesso coinvolge anche gli istituti di credito.

Cyberbullismo ai danni di un minore

Si tratta purtroppo di un fenomeno molto frequente tra i minori. Sempre utilizzando le piattaforme social, nonché le chat della messaggistica istantanea, i giovani diffondono tra loro video e foto ritraenti la giovane vittima. La cronaca degli ultimi tempi ha messo in risalto delle vere e proprie violenze.

Questi sono soltanto alcune delle ipotesi che possono maggiormente comportare la violazione della reputazione di una persona fisica o giuridica.

In caso di violazioni la vittima ha diritto all’oblio, ossia la possibilità di ottenere la cancellazione e la deindicizzazione dei dati e delle notizie lesive della riservatezza, della dignità e della reputazione.

Il nostro ordinamento offre un’ampia tutela sia in ambito penale che in ambito civile, potendo procedere con una richiesta di risarcimento per il danno subito.